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Una ballata sull’immigrazione

 

Voi siete pazzi
Pazzi
Voi che dite che non scappano
Dalla guerra
Dalla miseria
Pazzi
E ciechi
Ed egoisti
Pazzi
Se chi nasce in Svezia può sperare di vivere
Ottant’anni
Mentre chi nasce in Sierra Leone
Solo trentaquattro
Se la nostra ricchezza
È settantadue volte maggiore
Di quella di chi vive laggiù
Voi siete pazzi
E ciechi
Ed egoisti

Come lo siete voi
Che dite
E dite
E dite
Come dischi rotti
Dobbiamo accoglierli
Dobbiamo
Dobbiamo
Dobbiamo
Chiudendo gli occhi sulla realtà
Sulla sofferenza del partire
Sulla nostalgia nel restare
Sugli spazi che non bastano
E ancor meno basteranno
Sulle differenze
Belle a vedersi
Ma che non permettono
La convivenza
Sui lavori che lasciamo loro
Giusto quelli che i nostri figli
Non vogliono fare
Voi siete pazzi
E ciechi
Ed egoisti
E anche piuttosto
Schiavisti
Quando dite che
Per noi sono
Un’opportunità

Non c’è accoglienza
Né respingimento
Né flusso da regolare
C’è solo la giustizia
Da realizzare

E spetta a noi
A ciascuno di quei noi
Che invece
Si preoccupa
Dell’anno in più per la pensione
Delle tasse da pagare
Del troppo caldo della calda estate
Del nubifragio che rovina
Ferragosto
A noi
A voi
Spetta
Non a loro
E neppure ai politici
Vituperati
Mentre
Ci rappresentano
Perfettamente


Ma voi siete pazzi
E ciechi
E pure schiavisti
Ma soprattutto
Insopportabilmente
Individui egoisti

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La filosofia “scienza della crisi” (anche della politica)

Non sono mai stato attratto dai blog, anzi mi sono sempre tirato indietro quando sono stato invitato ad aprirne uno. Però, venti giorni fa, ho sentito il bisogno di provare ad avvicinarmi a questa forma di comunicazione, dedicandolo alla riflessione filosofica sulla politica.

Perché?

Perché, come non da solo ho detto e scritto molte volte, non c’è filosofia senza politica e non c’è politica senza filosofia: tra le due pratiche umane c’è infatti un legame genetico (democrazia e politica nascono assieme, nella Grecia antica) e funzionale (la politica è decisione collettiva e perciò richiede dialogo riflessivo). E perché, come a tutti è percepibile, è necessario, anzi urgente, una rivitalizzazione radicale della politica (non solo italiana), che a mio parere solo la riscoperta del suo legame con la filosofia può permettere.

Poi, per venti giorni, ho titubato: ho buttato giù bozze (sulla crisi del Monte dei Paschi, sulla latitanza di proposte economiche nei programmi dei partiti in campagna elettorale, su alcuni paradossi e orrori della campagna), senza però poi concluderli e lasciando tutto lì, incompleto e non pubblicato.

Si vede però che avevo avuto un presentimento. Ieri, infatti, è successo l’inatteso: la polis – la città allargata, la società civile – nella quale viviamo è arrivata al (per ora) più plateale livelli di caos. All’antico e tradizionale rifugiarsi cieco nelle proprie (sempre meno) rassicuranti tane, a dispetto del loro essere invase dalle acque e prossime a franare, si è aggiunta la fuga verso il nulla, trainata da un vero e proprio pifferaio di Hamelin. Che, per giunta, ha nel web – quindi questo strumento che adesso sto usando – il suo media principe. E allora….

E allora, con molta modestia (non sono privo di conoscenza di prima mano della politica, ma neppure sono un esperto), ma con forte senso di responsabilità (sono un cittadino e un filosofo, la responsabilità me la prendo tutti i giorni nel mio lavoro con le persone), ho deciso che era l’ora di rompere gli indugi. E iniziare.

Da domani proverò a confrontarmi con voi, su temi concreti ma non ovvi, che provino a dire qualcosa di più di “Arrendetevi!” o “Rendeteci l’IMU”, “Tutti a casa” o “Siate responsabili”. Temi che ci aiutino a capire dove siamo, come ci siamo arrivati, quanto complessa sia la situazione e che, perciò, possano anche aiutarci a capire come possiamo uscirne.

Spero di riuscire ad avere continuità e di trovare ascolto e (soprattutto) dialoganti.