Archivio mensile:giugno 2017

Ius Soli, terrorismo e incapaci al potere

Ieri colui che dovrebbe dirigere l’intero Stato Italiano, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ha auspicato che lo Ius Soli venga approvato al più presto, includendo tra le ragioni il fatto di essere “strumento di integrazione” utile per prevenire il terrorismo.

Ora, tutti sanno – o quantomeno sono in condizioni di poter sapere – che lo Ius Soli è adottato in Europa da Francia, Inghilterra e, con varie limitazioni, Germania, per l’appunto le tre nazioni più colpite dal terrorismo. Non solo: tutti sanno o dovrebbero sapere che gran parte dei terroristi sono “immigrati di seconda generazione” aventi cittadinanza delle rispettive nazioni, ottenuta proprio grazie allo Ius Soli. Se c’è quindi un argomento chiaro e immediato contro l’adozione di tale norma giuridica è proprio quello del terrorismo. Ma Gentiloni lo utilizza lo stesso. Perché?

Esistono diverse risposte possibili, tutte però poco rassicuranti:

  • che il Presidente del Consiglio non conosca i dati sul terrorismo – che ne farebbe un ignorante al potere;
  • che ne trascuri il significato, convinto (a torto) che a un atto buono e generoso come la concessione della cittadinanza non possa non seguire la riconoscenza – che farebbe di lui un insipiente al potere;
  • che ignori consapevolmente quei dati, anzi ne rovesci il significato, semplicemente per continuare a sostenere ciecamente una posizione già presa ” prescindere” – che ne farebbe un ciarlatano al potere.

Quale che sia la risposta “giusta”, resta comunque il fatto che alla testa del governo italiano abbiamo una persona inadeguata, così come inadeguati sono coloro che lo circondano, i quali evitano di correggere o prendere le distanze da tali assurde affermazioni, ma anzi ne sostengono la improponibile validità.

Non c’è da state allegri sul nostro futuro.

Post Scriptum – A scanso di equivoci specifico che questa nota NON riguarda lo Ius Soli (sul quale ho posizioni piuttosto critiche mutuate in parte da Sartori, la discussione delle quali rimando però a un altro articolo), bensì lo stato miserevole della politica nazionale.