Archivio mensile:novembre 2013

Il personale e il politico

Pare che ieri, all’assemblea del suo partito, Enrico Letta abbia affermato che, relativamente alla questione Cancellieri, “la sfiducia al ministro sarebbe una sfiducia al governo”.

Basterebbe questa affermazione per dire quanto l’attuale Presidente del Consiglio sia non solo inadeguato, ma anche anacronistico e perfino analfabeta.

Inadeguato, perché si ostina a difendere una persona che forse – come dicono altri, nel suo partito (D’Alema) e fuori (tutto il centrodestra, sia “nuovo” che “rinnovato”) – non ha fatto nulla di illegale, ma certo ha fatto cose che ai più sembrano solo immorali (scusate se è poco): intrattenere, mentre ricopriva il ruolo di ministro della Giustizia, rapporti diretti con familiari di detenuti con i quali aveva avuto rapporti d’interesse (il figlio ha fatto carriera con i Ligresti) e di amicizia. Questa non corrispondenza a un sentire pubblico così diffuso mostra quanto poco Letta sia adeguato alla carica che ricopre.

Anacronistico, perché questa lettura per cui un personaggio politico possa, come qualsiasi altro cittadino, fare senza riserve tutto ciò che non è illegale, anche quando parte cospicua di coloro per i quali lavora – i cittadini – ritengano che sia immorale, fa parte di una concezione “nobiliare” della classe politica, una concezione che definirei predemocratica, sopravvissuta fino a oggi (anzi, riaffermatasi negli anni del Regno Berlusconiano) ma che l’elettorato italiano sembra ritenere sulla via del tramonto – come mostra l’inusitato successo del M5S, che per la sua straordinarietà senza precedenti non può essere spiegato solo con la “protesta” e il leaderismo, ma coinvolge anche la richiesta del cambiamento di stile ed estrazione della classe politica. Con la sua presa di posizione, Letta dimostra di essere un politico d’un’altra era.

Analfabeta, infine, perché confondendo la persona con il governo, il Presidente del Consiglio ha mostrato di non saper maneggiare due concetti che, all’epoca della sua formazione di base, erano stati sviscerati in tutti i loro aspetti: quelli  di personale e di politico. Nessuno – almeno in questo momento – sta infatti sostenendo che la Cancellieri abbia lavorato male e che, quindi, il governo sconti il peso della malagestione del ministero; al contrario, sono parecchi ad affermare che abbia fatto buone cose. Quindi, nessun problema per il giudizio sul Governo. Quel che invece molti sostengono è che il Ministro, almeno in un caso specifico, abbia anteposto il personale al politico (le telefonate rassicurative le ha fatte ai Ligresti e non ai familiari degli infiniti casi dello stesso genere presenti nelle orribili carceri italiane), invece che far diventar politico anche il personale (magari facendo inviare ai Ligresti dalla sua segreteria una comunicazione del tipo: “vi sono umanamente vicina, ma non posso muovere un dito perchè, ricoprendo una posizione pubblica, è sfortunatamente mio dovere non considerarvi diversi dagli altri”), mal interpretando cioè il proprio ruolo di “servitrice dei cittadini” e abusando a fini personali (fossero anche fini “affettivi”) del potere concessole da questi ultimi. Letta tutto ciò sembra proprio non capirlo, tanto che con la sua affermazione ha replicato l’errore: ha infatti anteposto la difesa personale di una sua sodale agli interessi pubblici. Ma il modo in cui l’ha fatto – sostenere che la difesa di una persona coincida con la difesa degli interessi pubblici,  solo perché è pubblica l’impresa in cui sono sodali, cioé il Governo – costituisce un’ulteriore aggravante.

Nulla di sorprendente, si dirà: Letta è di cultura democristiana, notoriamente familistica e privatistica, tanto che se al governo non fosse arrivato lui, ci sarebbe giunto lo zio, braccio destro del leader dell’altro polo…. Nulla di sorprendente, infatti, ma anche cosa da stigmatizzare con forza e da mettere al centro dell’agenda dei cittadini ben più di tanti temi solo apparentemente più “concreti” (l’Ici, l’aumento dell’Iva, la riduzione del potere d’acquisto degli stipendi): perché fin quando chi dirige non cambierà etica ed etichetta, mettendo realmente in atto l’eguaglianza dei cittadini e denunciando i comportamenti privatistici attuati con strumenti pubblici, ogni altro provvedimento sarà solo fumo negli occhi.