Archivio mensile:giugno 2023

Bandiere a mezz’asta per la vergogna di uno Stato che confonde i rei con gli eroi

Fin quando ho imparato a conoscerlo – cioè ben prima della sua “discesa in campo” – Berlusconi è stato per me uno dei tanti avversari politici. Non ho mai apprezzato la sua concezione liberista del sistema economico, il modo in cui voleva gestire il sistema della comunicazione di massa, il tipo di cultura che voleva veicolare, il paternalismo populista, l’arcaica concezione maschilista, il conservatorismo dei costumi, la pretesa di trasformare la politica in una gestione d’azienda, la retorica del successo (sono uno che ama giocar bene e pareggiare, mai vincere), l’idolatria del denaro, e tanto altro.

Sono però un sincero democratico e ho rispetto per le idee altrui. Perfino di coloro che si dichiarano fascisti, con i quali ho sempre cercato di dialogare e confrontarmi. Come tanti, anche lui era un avversario da combattere lealmente sul campo delle idee. Dal punto di vista politico, perciò, oggi meriterebbe onori che spettano a qualsiasi essere umano che la pensa diversamente: non mi dispererei per la sua morte, anche perché nulla di personale mi legava a lui, ma non intaccherei il lutto di chi lo sentiva vicino.

Ma Berlusconi non era solo un uomo con idee diverse dalle mie: era un condannato a quattro anni per frode fiscale (poco importa se ridotti ad alcuni mesi di servizio sociale, a causa dell’età e della fedina pulita, la condanna resta quella, rilevante), con una lunga lista di reti accertati e non puniti per prescrizione (che significa aver approfittato delle pieghe del sistema giudiziario per non pagare proprie colpe provate), con una moltitudine di altri processi finiti nell’impossibilità di accertare le sue responsabilità (in molti dei quali certo non sarà stato reo, ma difficilmente tutti inventati), alcuni dei quali su temi decisivi sia per la sua carriera politica, sia per gli interessi della collettività e persino della dignità dello stato democratico (quale la presunta, ancorché palese, compravendita di Parlamentari per salvare i suoi Governi).

Tutto questo, e molto altro, fa di Berlusconi non solo un politico con idee diverse, ma anche un delinquente di fatto – perché in uno stato democratico ipergarantista qual è l’Italia i pronunciamenti in cassazione devono essere considerati fatti.

E ai delinquenti non si può, né si deve, tributare alcunché, se non la sola pietà umana.

Che questo Governo abbia invece dichiarato un Lutto Nazionale in onore di un delinquente – specifico ancora, per chiarezza: per un uomo condannato in via definitiva e con diversi altri reati accertati dalla Magistratura e non puniti – non è semplicemente “divisivo”: è vergognoso. Dimostra che ancor oggi, dopo la sua morte, i vertici dello Stato sono collusi con la malversazione, non foss’altro perché ne omaggiano un autore.

E se da un lato è consolante vedere quanta popolazione si rifiuti di osservare tale lutto, è invece drammatico osservare non solo quanta non lo fa, immemore o ignava, ma anche come chi dovrebbe tenere alta la bandiera della serietà e dell’onestà abbia diplomaticamente glissato su questa vergogna, prendendo le distanze politiche, cosa banale, ma non quelle morali, cosa fondamentale.

Le bandiere a mezz’asta, dunque, hanno un senso: quello di celebrare la Vergogna Nazionale di questo lutto.

Lungo e molto buio è il tunnel in cui procedono questo sconsiderato Paese e i suoi cittadini.

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