Archivio mensile:aprile 2016

Il PD è dannoso, non il referendum

In vista del referendum del 17 aprile, dopo aver taciuto finché ha potuto, il Partito Democratico – ufficialmente e per bocca della sua vicesegretaria – ha preso una posizione che sta ribadendo con una serie di spot: “il referendum è dannoso”.

Non voglio qui né prendere posizione sul referendum, né discutere la posizione del PD sul quesito e le sue conseguenze, ma solo riflettere sul suo messaggio e sui rapporti tra quello, la posizione del PD e la politica nel nostro paese. Cose che, a prima vista, ad alcuni potrebbero essere sfuggite.

Tralasciando che la posizione “ufficiale” del PD non è poi quella di tutti i suoi esponenti (uno per tutti: il Presidente della Regione Toscana e candidato alla segreteria post-Renzi ha altrettanto ufficialmente detto che voterà e voterà sì all’abrogazione), inizierei dicendo che – essendo uno strumento democratico di consultazione popolare in sé del tutto neutrale, qualunque siano i quesiti – un referendum non può essere dannoso. Al massimo si può sostenere sia un danno il costo elevato dell’istituto del referendum, non di questo in particolare; ma la democrazia, si sa, ha sempre un costo (cosa che si dimentica spesso, per esempio quando per ridurre il “costo della politica” si vuol ridurre il numero dei parlamentari o delle camere, riducendo così anche la rappresentanza democratica) e non ha senso prendere in considerazione la cosa in prossimità di una ben determinata scadenza. Dunque, che il principale partito politico del Paese faccia un’affermazione semanticamente scorretta è dannoso, perché accresce la confusione nel dibattito politico.

Oltretutto, il referendum in questione è stato vagliato e riconosciuto ammissibile dalla Consulta, ovvero da un’organo istituzionale preposto a stabilire giustappunto se sia lecito sottoporre un quesito a referendum, quindi anche se tale quesito possa in qualche modo essere “dannoso”. Che il PD dia un parere contrario a quello della consulta è dannoso, perché getta discredito su un’istituzione dello Stato.

Nell’argomentare la dannosità del referendum, il PD sottolinea però le conseguenze a suo parere negative della vittoria di una delle opzioni, quindi non “del referendum”, bensì di uno dei due suoi possibili esiti. Sì facendo, il PD crea ulteriore confusione in un dibattito pubblico – quello italiano – nel quale questa regna da anni sovrana, risultando ancora una volta dannoso.

Ma perché il PD fa questo? Tutto lascia pensare che la sua finalità sia quella di spingere i suoi elettori a non recarsi alle urne, così da non raggiungere il quorum, approfittando dell’alto numero di astensioni che da sempre caratterizza i referendum (e ormai da anni sempre di più anche le elezioni politiche e amministrative). In tal modo, l’esito indesiderato (l’abrogazione) sarebbe impedito con maggiori probabilità che non opponendosi votando in modo opposto. Ma, stando così le cose, il PD è per altre quattro ragioni dannoso:

  • perché cerca di persuadere i cittadini attraverso argomenti falsi e/o confusi, cioé manipolandoli;
  • perché vuol “vincere” utilizzando chi invece desidera solo astenersi;
  • perché disprezza e rovina un’istituzione democratica importante qual è il referendum;
  • perché prosegue e rafforza un malcostume politico iniziato all’epoca di uno dei leader politici più criticabili della Storia Repubblicana, apripista del malaffare in politica, che giusto venticinque anni fa invitava ad “andare al mare” gli elettori in prossimità di referendum (peraltro inizando la sua rapida caduta politica).

Forse si potrebbe andare anche oltre, ma credo che sette buone ragioni per dire che il PD è dannoso siano sufficienti. E abbiamo parlato solo delle sue affermazioni sul referendum del 17 aprile: chissà cosa succederebbe se analizzassimo puntualmente ciò che dice sulle tante questioni che interessano la nostra vita politica, sociale, economica…

Cercheremo di occuparcene, in futuro. Per il momento, per ridurre il danno prodotto dal PD, c’è un’unica cosa che tutti noi possiamo fare: andare a votare il 17 aprile. Informandosi bene prima di farlo e poi votando sì o no, come si ritiene meglio, ma comunque votando, senza cadere nella manipolazione indotta dalla confusione di un partito dannoso come il PD.

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